Il giornalista Albert Stumm in visita al laboratorio di Mauro e Luca Benedetti per scoprire il segreto della porchetta di Grutti
La porchetta di Grutti conquista tutti, anche l’America. Non c’è McDonald’s che tenga quando si parla di porchetta ed in particolar modo di quella di Grutti. Perché tra tutte le varianti umbre, quella del piccolo borgo di Grutti, oltre a vantare una tradizione che si tramanda da generazione in generazione per più un secolo, è di certo la più gustosa. Ed è per questo che il giornalista americano Albert Stumm, che scrive anche per la rivista americana di cibo chiamata Milk Street Kitchen e per l’Associated Press, giovedì scorso ha fatto tappa presso il laboratorio di Mauro e Luca Benedetti di Grutti, per scoprire la ricetta della porchetta e le tecniche di lavorazione, dalla macellazione al condimento, fino alla cottura.
Albert, dopo aver letto un articolo sul New York Time in merito all’evento “Porchettiamo”, il festival delle porchette d’Italia che si tiene ogni anno a San Terenziano di Gualdo Cattaneo a metà maggio, ha deciso di recarsi nel borgo umbro per testare con mano e soprattutto con il palato la regina del gusto e della gastronomia locale.
Perché è proprio dai laboratori artigianali, come quello della famiglia Benedetti, che le sapienti mani degli artisti “porchettari” trasformano il maiale con cura “maniacale” dei dettagli, realizzando un prodotto unico e di una bontà eccelsa.
Oltre alla porchetta, Albert Stumm ha avuto la possibilità di scoprire il Cicotto di Grutti, presidio Slow Food Umbria, ovvero le parti del maiale, di solito ingiustamente sottovalutate come orecchie, stinco, zampetti etc…, cotte nel forno esattamente sotto la porchetta, in modo da raccoglierne il grasso, per poi essere abilmente spezziate.
Il giornalista americano è rimasto letteralmente rapito dalla storia, dalla tradizione, dallo straordinario sapore della porchetta di Grutti, oltre che dalla bellezza del piccolo borgo di Grutti e di Gualdo Cattaneo.